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giovedì 9 luglio 2020

Musica e profumo di legno

Bastano alcuni strumenti musicali,
basta l'aroma del legno,
basta un piccolo segno di croce
e un padre nostro recitato insieme.
Basta l'accoglienza incondizionata,
basta essere e accogliere i miracoli
nati piccoli e invisibili
ma se fissi lo sguardo un secondo
è impossibile non notarli.
Cambia tutto e tutto è cambiato:
sono cambiata io
anche se in fondo, sotto tutta la buccia,
sono ancora io, anche se sono nuova.
Sono ancora io, che lotto
perché le trasformazioni fanno
dannatamente male,
fanno dannatamente bene,
le trasformazioni sono ciò che rende
la vita un viaggio
con una meta che oggi non potrei mai immaginare,
con strade da percorrere per me oggi imperscrutabili,
con compagni di viaggio che mai mi sarei aspettata.


Così questa transizione iniziata l'estate scorsa con una mail,
continuata con due viaggi in aereo,
proseguita con l'amicizia con persone straordinarie,
andata avanti con virus impazziti,
canzoni che chiedevano di essere e,
sole che filtra da un abbaino,
canzoni che fanno piangere mentre le scrivi,
forze inesauribili quando sono da dare agli altri,
forza di non mollare.
E ancora fatica che inizia a pesare,
amici che iniziano a mancare,
vecchi e nuovi amici a supporto,
fatiche in ogni singolo gesto,
paure, ansie, attacchi di panico.
Respiro che torna a fatica alla regolarità.
Respiro.
Chiedo e qualcuno risponde.
Pian piano si torna.
A volte no.
Sì torna diversi.
A sentirsi pesci fuori d'acqua.
Pesci in uno stagno che anelano all'oceano.
Questo sono.
Tutto quanto.
Fragilità incluse.
Perdono.
Forze che ancora ho.
Dubbi su di me
come una seconda adolescenza.
Questo resta.
E milioni di grazie che devo dire.
E gratitudine a pioggia per Dio
e i suoi immensi doni.